1930-'31: Uno
splendido secondo posto!
Secondo campionato a girone unico su 18 squadre. Inizio 28 settembre 1930,
ultima giornata 28 giugno 1931.
La Juventus campione d'Italia (55); la Roma al secondo posto -(51) in esatta
media inglese. Lazio ottava (35).
Squadra titolare: Masetti, De Micheli, Bodini, Ferraris IV, Bernardini, D'Aquino,
Costantino, Fasanelli, Volk, Lombardo, Chini.
Principali riserve: Mattei, Degni, Eusebio. Allenatore: Burgess., Campo: Testaccio.
Partite vinte 22, pareggiate 7, perdute 5. Gol segnati 87 (primato assoluto
stagionale); incassati 31 (primato stagionale). Capocannoniere: Volk, 28 gol,
primo della classifica nazionale. Il secondo posto assicurò ai giallo
rossi l'accesso in Coppa Europa.
Un campionato da tripudio che in pratica collocava la Roma al vertice dei
valori nazionali, ed ebbe come motivo conduttore il continuo inseguimento
della Juventus. Forse l'aggancio sarebbe riuscito se il secondo derby della
stagione non avesse prodotto una pagina nera. Si giocava allo stadio, il 24
maggio 1931. Il primo confronto a Testaccio, presente Mussolini, era finito
in parità e senza strascichi. Nel ritorno il «duce» non
c'era e il pur ottimo Gama, definito il principe degli arbitri, prese (sembra)
un paio di grosse papere. Per i tifosi giallorossi era il... bieco «nordone»
inviato a frenare lo slancio irresistibile della Roma. Lazio a lungo in vantaggio,
pareggio del terzino Bodini a pochi minuti dal termine, 2-2. Tutti ingredienti
che avevano portato la tensione al massimo. Al fischio finale, laziali e romanisti
in campo ingaggiarono furibondi pugilati, alcuni tifosi invasero il terreno,
zuffa generale sedata soltanto dall'arrivo di carabinieri e nugoli della milizia.
Così le due rivali si erano sfogate dopo quattro anni di rapporti a
denti stretti, che la partenza a razzo della Roma aveva ancor più invelenito.
A ben riflettere quel pareggio, pur turbando la rincorsa della Roma nella
scia juventina, non era tale da far cadere ogni speranza. Ma già allora
la giustizia sportiva menava fendenti; nella circostanza, il punire le squadre
della Capitale sembrò occasione ghiotta. Già allora i guai scattavano
il mercoledì. Il direttorio federale riunito a Milano squalificò
Bernardini per tre giornate, De Micheli per quattro, il laziale Ziroli per
due. Più multe, ammonizioni e squalifica di... ambedue i campi per
una giornata. La Roma dovette giocare a Terni col Torino (ma vinse largamente),
la Lazio viaggiò in Toscana a vedersela col modesto Legnano. Insomma,
tanti guai, con la stampa che al nord dipingeva i tifosi romani delle due
bandiere alla stregua di selvaggi «traditori della patria». Sette
giorni dopo all'Arena di Milano la Roma molto ammosciata ne prese 5 a 0 dall'Ambrosiana.
Invano nelle cinque partite che mancavano alla fine i giallorossi segnarono
15 gol subendone 4.
Alla pagina nera si deve però contrapporre quella lietissima che ancor
oggi si ricorda, del 15 marzo 1931, quando l'eterna Juventus fu rimandata
a casa a bocca asciutta dopo aver incassato cinque gol, due segnati dal centromediano
Bernardini, un «metodista» che usciva spesso e volentieri dalla
trincea. Dunque, un secondo posto memorabile. Si è generalmente d'accordo
nell'attribuire il salto di qualità all'ingaggio di Guido Masetti,
rivelato si subito grandissimo portiere, a scorno di Mister Burgess che dopo
un superficiale provino lo aveva rispedito al paesello. Fu Bernardini, ex
portiere della Lazio ai primi passi, a ottenere da Sacerdoti di passar sopra
al responso del tecnico. Guido, anche in relazione alla lunga milizia giallorossa,
doveva divenire il giocatore più popolare della società. Giocò
fino a 38 anni e la Roma, raro esempio di gratitudine, lo mantenne ai propri
servizi in incarichi diversi e con soddisfazione generale. Per la stessa stagione,
altro acquisto prezioso fu quello dell'ala destra del Bari, Costantino, un
classico del ruolo che aveva giocato in nazionale e che andava spesso a rete,
in possesso di uno stile inconfondibile. Della stessa covata fu un terzino-mastino,
Bodini della Cremonese, e la mezz'ala oriunda Lombardo che in seguito propiziò
la calata in Italia del trio italo-argentino Guaita, Scopelli, Stagnaro.
Dove si rivede che il mondo del calcio non è molto cambiato nelle basi:
la grande squadra si fa con una serie di acquisti azzeccati... Anche se allora
non si pretendevano per dei ragazzotti di classe incerta alcuni miliardi.
Tratto dal libro AS Roma da Testaccio all'Olimpico (libro edito nel 1977)
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